Non sono mai stata brava a capire ed interpretare le mie emozioni. Quando al telefono Cinzia (Referente Servizio Civile Universale per OVCI Italia) mi ha avvisata che ero stata selezionata per il progetto a Pechino, mi sarei aspettata di rimanere per un po’ di tempo con la mente vuota e confusa. Invece una sensazione di euforia e nervosismo è subito emersa nell’apatia generale, una fiamma nella notte buia, all’inizio effimera e debole, ma che man mano diventa sempre più intrascurabile e incantevole.
"Allora, sei ancora convinta di partire?"
"Convintissima."
Così è iniziata la mia esperienza con il Servizio Civile Universale.
"Mi chiamo Daling Ruan, vengo dalla Cina e sono in attesa di partire con OVCI per la Cina."
Dopo dieci, venti, cento presentazioni di fronte agli altri ragazzi servizio civilisti durante la formazione online, diventava più concreto e tangibile il significato di quella fiamma senza nome e iniziavo a rendermi conto di quello che stava succedendo.
Dopo 12 anni all’estero, senza quasi mai ritornarci, sono in partenza per la Cina, la mia Patria. Sembrerebbe controintuitivo, ma dal momento in cui ho saputo che sarei partita si è scatenata in me una immensa e impetuosa nostalgia per la mia terra lontana e l’infanzia passata lì. Non avevo speranze di ritornare in Cina, e le emozioni, le lacrime, i ricordi che avevo sepolto ora tornano ad inondarmi come uno tsunami.
Cina, Italia, disabilità, malattie rare, bene comune… Mentre leggevo nel bando queste parole mi sembrava di leggere il mio stesso nome. Ho inviato la domanda di candidatura senza pensarci un secondo, con la stessa convinzione con la quale ho poi confermato a Cinzia che fossi pronta a partire, la stessa convinzione con cui rispondevo "ad ogni costo" a chi mi diceva che avrei dovuto dare la priorità ad altre cose.
Non so spiegarmi come è nato l’istinto di ritornare in Cina quando ormai non ci pensavo più. Forse sto cercando una risposta, o forse sto cercando di liberarmi da una perenne sensazione di angoscia e insoddisfazione. Ho rifiutato il sistema di valori che i miei genitori hanno provato a trasmettermi, ma non ne ho mai costruito uno mio, quindi mi manca da sempre un punto di riferimento, un’identità.
Chi sono? Figlia, sorella, studentessa di medicina, cinese, italiana… Posso essere chiunque, e nessuno. Questo è il motivo per cui lo slogan di OVCI mi ha colpito fin dall’inizio: "per tutti i bambini del mondo". Chi aiuta chi? I servizio civilisti italiani aiutano i bambini di molti paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America del Sud. Perché? Ho avuto bisogno di tempo per capire, per uscire dal mio assetto mentale ad ascoltare le risposte degli altri, per "rivedere" il mondo.
Ricordo un documentario chiamato "Human" che abbiamo visto durante un incontro di formazione, nel quale si spiega che una persona può nascere in tempo di pace e realizzarsi pienamente secondo le proprie volontà, ma ci sono altre persone che nascono in zone di guerra e muoiono senza mai sapere che ci sono altre possibilità. Apparentemente siamo tanto diversi, ma guardandoci negli occhi siamo altrettanto simili. Tutti piangiamo, sorridiamo e proviamo sentimenti.
Alla fine quello che ci rende ‘‘human’’, umani, come le sofferenze, la felicità, i sentimenti è uguale per tutti, a prescindere dal luogo di nascita e dal contesto culturale e sociale.
Perché i progetti del SCU all’estero? Non sono ancora riuscita a darmi etichette precise ma in questo periodo di preparazione ho capito che come giovane ho dei doveri verso la comunità e che sebbene io non abbia ancora capito chi sono è arrivato per me il momento di spostare l’attenzione da me al prossimo e di aiutare chi ne ha più bisogno. Non c’è bisogno di darsi un’etichetta. Ogni individuo come singolo può fare delle scelte e prendersi delle responsabilità per il bene degli altri.
Forse un’identità ce l’ho anche io e facendo delle scelte e prendendo delle responsabilità inizierò ad avere un’idea più concreta di me stessa.
Non ne sono ancora sicura, ma lo scoprirò a breve.
Alice Daling Ruan, Casco Bianco SCU con OVCI in Cina