Oggi ho deciso di parlarvi di Yao Yao, una bambina cinese di circa sei anni, poiché è un incontro che ha lasciato un grande segno in me.

Yao Yao è una bambina da numerosi anni in carico presso il centro Womendejiayuan, NGO cinese nata grazie ad OVCI e nostra controparte da molti anni. La sua famiglia è proveniente dallo Xinjiang, una regione autonoma della Cina in cui la maggioranza delle persone è di etnia Uigura.

foto articolo Ada QuondamatteoLa prima volta che ho provato a parlare con sua madre, per me è stato impossibile comprendere anche solo una parola, poiché parlava una lingua completamente diversa dal cinese mandarino. La bambina è affetta da tetraplegia, il che significa che ha una disabilità motoria importante, utilizza degli ausili per potersi spostare e ha estreme difficoltà nel muovere anche gli arti superiori e le mani. In particolare, mi sono ritrovata a stretto contatto con lei nello svolgimento di una specifica attività del centro: abbiamo fatto le yuebing, ovvero le cosiddette “torte lunari” per la festività cinese di metà autunno, la festa della Luna. Le yuebin sono un dolce molto divertente da fare insieme ai bambini, perché si fanno con una pasta colorata simile al pongo, che poi si inserisce dentro delle formine.

Durante questo evento, in cui l’attività consisteva nell’aiutare bambini e bambine del centro con disabilità motorie e cognitive, Yao Yao mi ha particolarmente colpito, non solo per il sorriso incredibile che continuamente regalava alle persone, ma anche per la bravura nel fare questi dolci. Una volta che ha iniziato non si è più voluta fermare. Io la aiutavo con le mani a fare i processi pratici, ma lei dopo la prima volta si ricordava perfettamente l’ordine in cui fare ogni singola cosa ed era lei a passare a me ciò di cui avevo bisogno invece che il contrario! Nonostante questo, suo padre, che era di fianco a noi, continuava ad aiutarla troppo, nel senso che non le lasciava nessun margine di autonomia, sostituendosi a lei.foto articolo 4 Ada Quondamatteo

L’ho sempre trovato molto attento rispetto ai bisogni della figlia, ma da questo evento è scaturita una riflessione sulla disabilità in senso più ampio, in quanto a volte è difficile riuscire a comprendere il grado di autonomia di una persona, per permetterle sempre di più di essere autonoma nelle azioni quotidiane. A volte nell’aiutarla troppo si rischia poi di ridurre la possibilità di emancipazione.

Quest’anno di Servizio Civile mi ha permesso finora di ampliare la mia prospettiva a 360° gradi, di essere in costante ascolto e di provare a rispettare i confini delle persone intorno a me, aiutando quando possibile, ma aiutando soprattutto quando mi viene richiesto.

Ada Quondamatteo, Casco Bianco SCU con OVCI in Cina

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