“Scende dai presepi vivi appena giunge sera, quando musica e miseria diventan cosa sola. La gioia della vita, la vita dentro agli occhi dei bambini denutriti allegramente malvestiti che nessun detersivo potente può aver veramente sbiaditi”.
Così cantava Lucio Battisti nella sua celebre “Anima Latina”. Non è facile descrivere la vita che scorre in queste strade polverose, nelle case di legno coi tetti in lamiera, nella musica che esplode dalle casse e negli occhi incuriositi delle persone. Dopo circa un mese che sono qui a Esmeraldas, in Ecuador, ancora oggi mi sveglio con l’incredulità e la gratitudine di chi ha raggiunto un traguardo importante. Probabilmente perché non è passato così tanto tempo, oppure perché quando si desidera così tanto qualcosa quando finalmente si ha la possibilità di viverlo fatichiamo a realizzare di avercela fatta. Ricordo il primo giorno che sono arrivata qui; all’aeroporto è venuto il mio collega Servizio Civilista Marco che per tutto il viaggio verso Esmeraldas ha dovuto sopportare i miei commenti “Non ci posso credere, sono qua! Ma ci pensi che sono davvero arrivata in Ecuador e non in Sudan?”.
La mia destinazione iniziale infatti non doveva essere questa; il mio viaggio prevedeva l’arrivo in Sudan per agosto ma poi, a causa del blocco delle partenze per molti Paesi esteri ordinato dal Dipartimento delle Politiche Giovanili e del Servizio Civile, mi è stato proposto il ricollocamento nel progetto in Ecuador. Dopo un’attenta analisi, capii che tutte le motivazioni di crescita e scoperta che mi hanno spinto a scegliere di svolgere il Servizio Civile erano ancora lì che gridavano forte dentro di me. Così, dopo un mese di preparazione e studio della lingua spagnola, finalmente c’è stata la mia partenza.
Da quando sono arrivata sto tentando di adattarmi al nuovo contesto di vita e di dare il mio contributo al progetto. Ho conosciuto la realtà di OVCI e sto capendo quanto sia veramente inserita nella società di Esmeraldas grazie ai vari progetti che permettono il miglioramento della qualità di vita di molte persone e delle loro famiglie. Il nostro lavoro prevede di valutare e avviare un trattamento riabilitativo tramite le visite domiciliari; ciò fa sì che si entri in contatto a tutto tondo con l’ambiente di vita del bambino e che sia spesso in viaggio tra una città e l’altra utilizzando pullman e altri mezzi, come moto-taxi, fuoristrada e barche.
Ci sono giorni in cui la nostalgia si fa sentire, altri in cui le aspettative che abbiamo vengono illuse, altri in cui scontrarci con una cultura e idee diverse dalle nostre è faticoso, altri ancora in cui l’imprevisto è dietro l’angolo e dobbiamo essere pronti a stravolgere i piani della giornata. Ciò nonostante, le soddisfazioni che arrivano dai piccoli obiettivi raggiunti valgono molto più delle problematicità incontrate lungo la strada. Mi auguro in questi mesi di costruire sempre più strumenti utili ad affrontare le giornate faticose e di far tesoro dei piccoli momenti che riescono a dare una svolta alla giornata, come osservare la “gioia della vita” che “s'agita nel sangue delle genti dai canti e dalle risa rinvigorite che nessuna forza, per quanto potente, può aver veramente piegate”.
Sara Fornaini, Casco Bianco con OVCI in Ecuador