Pubblichiamo di seguito uno stralcio dello scritto di Erico Honnatan Puente Colorado, collaboratore in Ecuador. Per leggere l'articolo intero pubblicato sul Notiziario La Nostra Famiglia clicca qui.
“Pensare alla morte è pensare a rendere la vita più solenne, è rendere la vita più felice, è afferrarsi alla vita con il desiderio di essere eterno per sempre”. Parlare di morte è molto complesso; sapendo bene che è un evento che tocca una dimensione sociale e culturale in un mondo quasi infinito di possibilità, per molte persone la morte è la paura di accettare che ogni cosa ha una fine: amori, gusti, desideri e tradizioni, attitudini che le persone assumono con le caratteristiche individuali del concetto e del senso di morte in una società. Philippe Aries, esperto nello studio della morte, sostiene che l’accettazione della morte ha due fasi principali. La prima chiamata “morte addomesticata”, dove le persone prendevano coscienza della propria morte, per la comparsa di certi segni naturali e l’aspettavano confidando in Dio; questa morte consisteva nello svolgere una cerimonia pubblica alla quale erano presenti tutti i parenti, per accettare la morte in modo naturale e senza espressioni estreme di emozione. La seconda, detta “morte
capovolta”, è quella in cui la morte si nasconde e cambia significato, passando dalla casa di famiglia all’ospedale, alle esequie, ai funerali o alle cerimonie funebri."
Erico Honnatan Puente Colorado, collaboratore in Ecuador