Berkane è una provincia di campagna all’estrema periferia orientale del Marocco. Il nostro progetto Les Jeunes comme levier du developpement inclusif du Maroc qui si focalizza nelle comunità rurali e nei quartieri popolari. La nostra equipe di volontari nella provincia di Berkane è formata da Karim, Nawal, Youssef, Jihade, Wafae, Ikram, Fatima, Amal, Hanae, Islam e la nostra coordinatrice Imane.
Il programma di Sviluppo Inclusivo su Base Comunitaria, partito a giugno 2019, è iniziato con entusiasmo e la buona volontà di tutti, ma la maggior parte dei volontari non aveva mai avuto a che fare con bambini con disabilità, e non è certo facile relazionarsi con un bambino autistico o cercare di non far cadere un bambino con tetraplegia spastica se è la prima volta che lavori con loro.
Per i nostri volontari era anche la prima volta ad entrare in casa di sconosciuti, considerato quasi un tabù nella società marocchina, e non è stato facile per loro, come per le famiglie, prendere confidenza in questa situazione. Ma pian piano tutti hanno trovato la loro strategia di lavoro e sono riusciti a mettere a servizio delle famiglie le loro capacità e i loro talenti, tentando di risolvere, chi in un modo chi in un altro, i problemi via via incontrati.
Nawal e Karim vanno a visitare in bicicletta i bambini che abitano nelle campagne, mentre le volontarie che lavorano nei quartieri popolari di Berkane vanno in coppia, per sentirsi più sicure.
Jihade è un’insegnante d’asilo e ha conquistato i bambini con la sua creatività.
Youssef lavora per la croce rossa e durante il periodo di quarantena è riuscito ad inviare degli aiuti materiali alle famiglie.
Fatima è molto carismatica: ha fatto da tramite per l’inserimento scolastico di Ikhlass, una bambina di 6 anni in carrozzina e ha trovato un lavoro come meccanico a Mohamed, facendo rinascere un ragazzo finora sempre emarginato dalla società.
I volontari hanno poi creato un incredibile legame tra loro: si aiutano a vicenda, partono insieme per fare le visite, si chiamano per chiedersi consigli… E riempiono il gruppo WhatsApp con un milione di messaggi al giorno!
Il vero successo del progetto però è stato il legame che si è venuto a creare con i contesti familiari: alle difficoltà iniziali è succeduta una relazione di fiducia e confidenza che ha portato i volontari a entrare a far parte di queste famiglie. Nessuno è riuscito a fermarsi ad un rapporto professionale, ma tutti sono stati inevitabilmente trascinati a prendere a cuore questi bambini e la loro situazione, dedicandosi anima e corpo per aiutarli, cento volte oltre quello richiesto dalle “2 visite domiciliari per mese” stabilite inizialmente.
Spesso quindi i risultati migliori a livello di sviluppo del bambino, di inclusione sociale, di presa di coscienza della famiglia non sono stati raggiunti dal volontario più competente a livello tecnico, ma da quello più empatico, più generoso e capace di mostrare alla famiglia che non stava erogando un servizio, ma che stava cercando, come poteva, di aiutare davvero il loro bambino, anche solo volendogli bene.
Simone ZANATTA, Responsabile tecnico di progetto - OVCI Marocco