Pubblichiamo di seguito uno stralcio dell'articolo di Luca Vellandi, Educatore Professionale, collaboratori di OVCI in Marocco. Per leggere l'articolo intero pubblicato sul Notiziario La Nostra Famiglia clicca qui.

 

La legge quadro 97-13 del 2016 relativa alla tutela e alla promozione dei diritti delle persone con disabilità in Marocco afferma, all’articolo 9, il diritto di quest’ultime ad avere accesso agli ausili tecnici, alle protesi e alle ortesi, ogni qualvolta la loro situazione lo richieda secondo condizioni e modalità stabilirsi per via regolamentare ma, ad oggi, ancora in attesa di definizione. In un suo articolo intitolato “Quelle stratégie pour un Maroc digne de ses cityens en situation de handicap” apparso sul sito della rivista marocchina TelQuel il 6 dicembre 2022, il professore di scienze economiche e sociali nonché militante per i diritti delle persone con disabilità in Marocco, Idir Ouguindi afferma che, a fronte di numerosi progressi fatti negli ultimi anni, in Marocco sussistono ancora importanti lacune rispetto all’applicazione dei principi e dei diritti sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. L’accesso agli ausili tecnici, ad esempio, è spesso limitato da fattori di tipo economico: nello stesso articolo, infatti, Idir Ouguindi ricorda che questi dispositivi, quando disponibili, sono spesso eccessivamente costosi per le persone con disabilità e le loro famiglie che devono già far fronte ad un costo della vita superiore e vertono spesso in condizioni di maggiore precarietà e povertà.

Marocco Luca Vellandi 3Oltre alle comprensibili difficoltà di tipo economico esistono anche evidenti fattori di tipo ambientale e più sottili, ma non per questo marginali, questioni di tipo umano e culturale legate ad un diverso modo di concepire la disabilità e il tipo supporto da fornire alle persone che ne hanno una. Non è raro, infatti, vedere al di fuori degli edifici – quando presenti – rampe di accesso ben troppo ripide per essere affrontate in sedia a rotelle e persone che, sulla stessa sedia a rotelle, avanzano temerariamente lungo la strada tra le auto in movimento e quelle parcheggiate sul lato della carreggiata. Allo stesso tempo, capita di incontrare genitori – probabilmente non opportunamente informati – che continuano a comunicare a gesti, senza parlare, con il figlio nato sordo nonostante l’installazione di un impianto cocleare gli permetta già da anni di sentire e renda, anzi, necessario che gli si parli per aiutarlo ad acquisire, finalmente, il linguaggio. In alcuni casi, si ha come l’impressione di trovarsi di fronte ad un certo fatalismo o forse all’incapacità di concepire l’autonomia come qualcosa di desiderabile e di possibile per la persona con una disabilità.

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