Pubblichiamo di seguito uno stralcio dell'articolo di Hassane Benkhlafa, Consulente fisiatra in Marocco. Per leggere l'articolo intero pubblicato sul Notiziario La Nostra Famiglia clicca qui.
Non possiamo affrontare alcun tema nel contesto dell'attualità di questi giorni senza fare un cenno al terremoto di Al Haouz. Infatti, la geografia dei luoghi e la sociologia ad essi connessa, sono strettamente legate allo sviluppo umano in generale e alla sua componente tecnica in particolare. All'opposto di molti miei compatrioti, conoscevo molto bene l'epicentro del sisma dell'Haouz e la maggioranza delle borgate che sono state colpite duramente. Amavo la calma che vi regnava e la vita pacifica che avevo la possibilità di condurvi durante i trekking. Mi piaceva molto trascorrere le notti nella mia tenda, le cui caratteristiche tecniche mi danno un comfort termico perfetto. Adoravo fare il bagno mattutino con l'acqua ghiacciata delle sue sorgenti naturali... Ma soprattutto invidiavo gli abitanti di queste regioni e la vita pacifica che conducono, lontano dalla tecnica e dalla tecnologia dilagante che caratterizza le nostre vite di città.
E poi un giorno, l'8 settembre alle 23:30, sentii uno strano rumore che ho attribuito alla turbolenza di Taiga. Ah, scusate non vi ho presentato Taiga: è la mia cagna che riesce a fare tutte le stupidaggini che immagino e anche quelle che non posso immaginare! Subito dopo, mi rendo conto che è una cosa seria quando vedo le pareti e il soffitto danzare... Mi rendevo conto che la terra tremava. Ma è stata più una forte paura che altro. L'edificio in cui vivo rispondeva alla norma tecnica anti-sismica. La mattina seguente venni a sapere che questa calamità naturale aveva causato enormi danni umani e materiali nella regione di El Haouz. Che alcuni Douar (villaggi) di cui ammiravo la bellezza e l'autenticità erano stati completamente distrutti perché le tecniche con cui erano costruiti non rispondevano alle norme antisismiche. Ho anche saputo che i soccorsi hanno avuto molta difficoltà ad arrivare nei luoghi dei drammi e che senza i grandi mezzi inviati sul posto dalle forze armate reali, i soccorsi non avrebbero potuto compiere le loro missioni umanitarie di salvare delle vite.