Un’accoglienza tra le montagne dell’Atlas:
il nostro arrivo al Camping R.E.S.T.O.
Abbiamo avuto il privilegio di prendere parte all’ultima tappa del Marrakech Express, il cicloviaggio solidale e inclusivo organizzato da CIP – Cinema Inclusione e Partecipazione, insieme a CAI, Handifilm, OVCI LA NOSTRA FAMIGLIA E.T.S., gli Scout Hassania di Tahanoute. Un’iniziativa straordinaria, non solo per la sfida sportiva in sé – 50 giorni di pedalata dall’Italia fino al cuore del Marocco – ma per il messaggio profondo che ha portato: ricostruire, insieme, un futuro più inclusivo e solidale per le comunità colpite dal terremoto del settembre 2023 nella regione di Al Haouz.
Noi, giovani in Servizio Civile, ci siamo uniti al progetto nelle ultime tappe marocchine, offrendo un piccolo contributo logistico e organizzativo. Dopo una sosta a Tahanoute per acquistare i materassini destinati al rifugio, ci siamo diretti in macchina verso il Camping R.E.S.T.O. (Résilient Ecocamp Solidaire Toubkal Ouirgane) di Tassa Ouirgane, attraversando i paesaggi mozzafiato della catena montuosa dell’Atlas. Durante il tragitto, abbiamo incrociato la carovana di ciclisti – guidati dal tandem di Diego Cossotto, ciclista non vedente, iniziatore e figura simbolo del progetto – e non abbiamo potuto fare a meno di riflettere su quanto fosse impegnativo il loro percorso, mentre noi viaggiavamo comodamente seduti.
All’arrivo al rifugio, siamo stati accolti con tè caldo e biscotti, in piena tradizione marocchina, da Ba’Ahmed e suo figlio Said, i proprietari del rifugio. In quel momento abbiamo capito che non stavamo solo partecipando a un evento, ma venivamo accolti in una comunità, in una famiglia. L’attesa per l’arrivo dei ciclisti è stata carica di emozione: quando finalmente sono comparsi all’orizzonte, stanchi ma sorridenti, tutto il campeggio si è animato in un’atmosfera di festa, tra canti e danze tradizionali, abbracci e risate.
Durante il nostro soggiorno, abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare le storie di chi ha vissuto il terremoto in prima persona, toccando con mano la forza e la resilienza di chi, nonostante tutto, ha scelto di ricominciare. Abbiamo visto con i nostri occhi come il rifugio – un luogo duramente colpito – stia rinascendo, anche grazie all’impegno dei tanti partner coinvolti. La proiezione dei cortometraggi realizzati da Handifilm, seguita da un intenso momento di confronto sull’inclusione delle persone con disabilità nello sport, ci ha offerto nuovi spunti di riflessione e ci ha avvicinati ancora di più allo spirito del progetto.
È stato prezioso anche il fatto di aver seguito i ciclisti in più tappe, da Rabat a Settat, fino al momento emozionante dell’arrivo finale. E in quei giorni in cui i telefoni non prendevano e internet non funzionava, abbiamo riscoperto qualcosa che spesso dimentichiamo: la bellezza di stare insieme, veramente connessi, ma con le persone e con la natura. A concludere questa esperienza intensa e condivisa, c’è stato il momento della cena tutti insieme: un momento semplice ma ricco di significato, dove si respirava un senso di comunità autentica. Tra tajine condivisi e sorrisi stanchi ma sinceri, Marco Ramotti (presidente di CIP) e Yasmina Ahl Maris (ciclista professionista esperta del territorio marocchino) hanno preso la parola per ringraziare tutti — per il supporto dato, per l'accoglienza ricevuta, per aver creduto e pedalato insieme in questa avventura. Un gesto sentito che ha dato voce a ciò che tutti, in silenzio, provavamo: gratitudine e la consapevolezza di aver fatto parte di qualcosa di vero, costruito passo dopo passo, pedalata dopo pedalata.
Hamza Khamlich, Dafne Modaffari, Sofia Zappata, Zoe Menaspa