Dopo una lunga esperienza in Egitto, sono ritornata lungo la sponda del Nilo, solo che questa volta ancora più a sud, nel Sudan. Mi è difficile realizzare che sono a Khartoum da quasi un mese: mi sembra sia passata appena una settimana. Ricordo, infatti, come se fosse ieri il mio arrivo notturno all’aeroporto della capitale quando, scesa dall’aereo dopo quasi 12 ore fra viaggio e scali, mi sono ritrovata davanti all’ufficio visti con una lunga fila di persone con abiti colorati davanti a me. Il mio unico pensiero è stato quello di andare in albergo per riposare. Riposare per essere pronta per i giorni di affiancamento e passaggio di consegne che mi avrebbero atteso. Riposare per poter usare la mia capacità creativa e immaginare i tratti dei colleghi, espatriati e locali, di cui ho tanto sentito parlare durante i giorni di formazione a Ponte Lambro. Riposare per immergermi senza ansie e timori nella nuova esperienza sudanese.
I primi giorni passano in un lampo. Ci sono tante cose da fare: prendere appunti sulle questioni più salienti del passaggio di consegne, visitare i centri delle attività di OVCI (Centro di Riabilitazione a Omdurman e Centro Sanitario a Dar el Salam,) visitare le controparti locali, iniziare ad addentrarsi nelle relazioni con i Ministeri locali e i donatori italiani e internazionali, capire alcuni elementi logistici e di gestione amministrativa… Di pari passo, bisogna anche organizzarsi per quanto riguarda lo spazio privato, sistemando la camera e prendendo confidenza con il compound e gli spazi in comune. Però che bella sorpresa trovare una piccola biblioteca nel salotto di casa!
Nell’entusiasmo degli inizi, la lentezza della rete internet e i tagli all’elettricità sono piccoli disguidi facilmente superabili grazie a un po’ di pazienza che, come è scritto nel Corano, è “bella”, e alla posizione privilegiata che godiamo in quanto espatriati: possiamo permetterci il diesel per accendere il generatore ogni qual volta la corrente viene meno. Superare queste difficoltà è molto più facile quando puoi contare sul sostegno di un personale locale molto gentile, affabile e premuroso. Infatti, sono sempre bendisposti a facilitare la nostra integrazione nel contesto sudanese sia tramite preziosi consigli pratici sulle cose più disparate, sia tramite la loro disponibilità ad accompagnarci a sbrigare commissioni o a facilitare le relazioni con i locali. Inoltre, grazie alla presenza di Rita, Vice Presidente OVCI, e Silvana, esperta fisioterapista e consigliera OVCI, mi sono addentrata in profondità nel lavoro dell’organizzazione, ma soprattutto nei principi che lo ispirano.
Per concludere, la malinconia che sentivo prima di lasciare il mio precedente lavoro, la mia famiglia e il mio Paese, non è scomparsa. L’ansia che riguardava la paura di affrontare una nuova esperienza e il ruolo lavorativo da assumere è ancora qui con me. Ma in questo mio breve periodo ho capito che posso contare su tutto l’appoggio e la professionalità dello staff OVCI sia locale che italiano, per fare il mio compito al meglio. Grazie OVCI per avermi dato questa opportunità di crescita, professionale ma soprattutto umana.
Tatiana TAVANO, Capo progetto in Sudan