L’11 maggio scorso mi sono messa in viaggio per rientrare in Italia per godermi un po’ di ferie. Premetto che appena una settimana prima il mio volo era stato cancellato, dato che le varie compagnie aeree non avevano passeggeri sufficienti per via del Covid. Dopo alcuni giorni abbiamo trovato un volo da Macapà – San Paolo Campinas e il giorno dopo da San Paolo Guarulhos-Malpensa con scalo a Lisbona. Più che un viaggio è stata un’avventura durata 2 giorni! Per me poi era tutto in sospeso, non sapevo come sarebbe andata… non avevo così tanta paura di prendere il Covid, quanto piuttosto di non riuscire ad arrivare in Italia. Tra agitazione e stanchezza emotiva mi sono messa in viaggio e appena arrivata in San Paolo Campinas ho trascorso un giorno nella famiglia di una nostra sorella brasiliana: mi hanno ospitata e accolta e riaccompagnata il giorno dopo nell’aeroporto di Guarulhos, a circa due ore di macchina.
Pur avendo fatto il tampone al mattino stesso, come richiesto dalle varie compagnie aeree, appena arrivata all’aeroporto di Guarulhos hanno richiesto un altro tampone. Quello presentato da me infatti aveva il referto scritto a mano e perciò non era considerato valido. Con un misto di stanchezza, ansia e timore di risultare positiva a distanza di sole due ore, ho rifatto il tampone e dopo un’ora di attesa finalmente il risultato: negativo!
Questo viaggio insomma non finiva mai, era un’incertezza continua ma anche una speranza crescente, perché la voglia di tornare dopo due anni era tanta, soprattutto perché erano stati due anni difficili per questa pandemia e avevo necessità di respirare un po’ aria di casa.
Mi sono tranquillizzata quando in aeroporto ho sentito delle religiose e una coppia parlare in italiano, per cui mi sono detta: “Elena, non sei sola!” Sentire la mia lingua di origine ha riacceso in me la voglia di andare avanti e affrontare gli altri due voli. Dopo aver affrontato tutti i vari controlli finalmente sono atterrata a Lisbona, dove stranamente mi sono sentita ancora più agitata e disorientata. Tutti i passeggeri del volo proveniente dal Brasile, anche se italiani, sono stati trattati con molta rigidità: volevo gioire per essere arrivata in Europa ed ero invece più preoccupata di prima! Avevo paura mi facessero tornare indietro, ma per fortuna e con la grazia del Signore mi sono imbarcata per Milano e lì sì che ero finalmente a casa, nella mia terra!
Dopo aver fatto 10 giorni di quarantena e aver trascorso due mesi un po’ con la mia famiglia, in montagna, aver rivisto la comunità delle Piccole Apostole della Carità… sono pronta per partire con più forza fisica ma anche spirituale nella mia seconda terra: il Brasile! Sicuramente non sarà facile perché purtroppo la pandemia è sempre presente, ma l’attività continua. Mi aspetto di trovare la “mia gente” che anche mentre ero qui mi scriveva: mamme, operatori, sorelle… e insieme a loro poter affrontare le varie difficoltà e vincere questa pandemia guardando sempre avanti, sapendo sempre che c’è sempre qualcuno che bussa alla nostra porta. E non solo porta materiale, ma anche quella del nostro cuore… è con il cuore aperto che riparto, pronta ad accogliere e ascoltare chi avrà bisogno anche solo di un sorriso o uno sguardo.
Anche se c’è un oceano che ci separa, sono sicura che col pensiero e la preghiera possiamo essere uniti.
Un grazie per l’affetto che tutti avete per la nostra opera Associação a Nossa Familia Ambulatorio Pe. Luiz Monza. A proposito del beato Luigi Monza: questa è la foto di Luiz! Sua madre lo ha chiamato così in onore al nostro beato dopo una gravidanza non proprio semplice. Un ulteriore segno che il bene, se fatto bene, porta altro bene!
Arrivederci e a presto.
Elena Fontanini, amministrativa presso l'Associação a Nossa Familia a Santana