A dicembre 2022 sono rientrata in Italia dopo un anno e mezzo di lavoro con OVCI al Centro di riabilitazione Usratuna di Juba. A giugno 2021 sono partita per avviare un training per assistenti di terapia occupazionale inserito nel progetto CURE “Costruzione di una rete efficace di servizi sanitari e riabilitativi nella città di Juba”, finanziato dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. L’obiettivo del corso era quello di formare due persone locali al fine di avviare il servizio di terapia occupazionale nel centro di riabilitazione di Usratuna.

Al termine del corso, a maggio 2022, ho prolungato il mio contratto fino a dicembre per poter seguire l’avvio del dipartimento.

319077551 10226234287830991 7389248550482095121 nMi chiamo Anna Sala, sono una terapista occupazionale e attualmente vivo in Trentino. Fin da quando ho intrapreso gli studi, ho avuto la curiosità di poter spendere la mia professionalità in un Paese africano, probabilmente per la mia storia familiare che si interseca con questo continente. Appena ho avuto l’occasione, ho quindi deciso di dare la mia disponibilità e verificare così questo mio interesse di lavoro in Africa.

Al rientro definitivo in Italia posso affermare che la mia non era solo una semplice curiosità: il poter lavorare come terapista occupazionale in un progetto di cooperazione internazionale in un Paese africano mi ha permesso di scoprirmi come terapista e come persona e mi ha aperto a orizzonti nuovi.

L’esperienza in Sud Sudan non è stata facile, è stato un cammino pieno di fatiche che mi ha portato innanzitutto a mettermi in discussione e scoprire nuove parti di me. Il Sud Sudan mi ha messo alla prova ma mi ha anche spalancato lo sguardo. Sono molte le scoperte fatte, vorrei però soffermarmi brevemente su 3 punti:

  • Il lavoro. Fin da subito è stato chiaro che la prima cosa da fare era capire cosa volesse dire essere terapista occupazionale in Africa. Il lavoro del terapista occupazionale ha come obiettivo principale quello di favorire l’autonomia della persona con disabilità nelle attività di vita quotidiana e nel suo contesto di vita. Quindi il primo approccio è stato capire come le attività venissero svolte in Sud Sudan (ad esempio: mangiare con le mani, utilizzare una latrina al posto del wc, ecc.) e quali attività siano importanti per la persona (ad esempio: la mamma che pone il problema della figlia di 6 anni che ha difficoltà a lavarsi i vestiti da sola). L’altro aspetto del lavoro è stato l’insegnamento, che mi ha portato a confrontarmi con un Paese in cui la concezione del tempo è diversa: non si può richiedere troppa puntualità perché ci sono più fatti imprevisti che ordinari; ma dall’altra parte ti stupisci di come questo sia anche un popolo in grado di attendere. Mi colpiva, a volte indispettendomi, vedere quando i colleghi fisioterapisti andavano al di là dell’ora di trattamento perché erano più preoccupati di ascoltare la mamma che stava raccontando del suo bambino che dell’orologio o del fatto che dopo c’era un altro paziente.
  • IMG 20221201 WA0052I rapporti e gli incontri avuti con i colleghi locali. Il Sud Sudan è il Paese più giovane del mondo ma anche uno dei paesi più poveri: la situazione del popolo sud sudanese è fragile per l’instabilità politica, la salute precaria e le situazioni climatiche estreme. Spesso, davanti alle storie di colleghi e studenti, mi chiedo quale speranza abbia questo popolo e cosa lo abbia fatto rialzare tutti i giorni. Ma dall’altra parte rimango ogni volta stupita nel vedere il forte senso di comunità e d’aiuto reciproco che hanno tra di loro: mamme che si prendono cura di bambini altrui durante l’attesa del trattamento, colleghi che si dànno un sostegno economico al momento del bisogno, gruppi di giovani che vanno ad aiutare le persone di strada. Conservo inoltre la loro capacità di gioire del poco e di celebrare e festeggiare: l’affermazione che "gli africani hanno il ritmo dentro" è una certezza... forse la musica è proprio uno dei pochi strumenti per esprimersi e godere.
  • La condivisione. Il compound di OVCI è abbastanza grande, molto verde. Ci sono diverse case, io ho vissuto sempre in una casa con altre tre ragazze imparando cosa sia la condivisione non solo degli spazi ma anche della lavatrice, dell’unica macchina a disposizione per i cooperanti nel tempo libero, del tempo che hai per fare la spesa. Ho inoltre imparato a condividere anche quello che si vive. La percezione che ho avuto è di una vita piena di emozioni impetuose, a volte anche contrastanti, nella quale la condivisione è la modalità per non soccombere o meglio per non lasciarsi soffocare.

IMG 20221201 WA0065Certamente lasciare Juba è stato uno strappo non indifferente per tutte queste scoperte fatte e per aver abitato in un luogo che mi ha insegnato uno sguardo curioso, volto a capire dove possa esserci speranza e bellezza anche laddove sembra non esserci nulla. Sono altrettanto certa che questa esperienza così forte e complessa resterà ben impressa dentro me, inciderà e porterà frutto anche nel mio futuro.

Anna Sala, Terapista Occupazionale a Juba fino a dicembre 2022

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