La mia esperienza a Juba, Sud Sudan, è durata solamente due settimane ma questo tempo mi è bastato per capire quanto la sofferenza e l'energia vitale possano coesistere sulla medesima terra. Terra rossa, piena di cicatrici e con pochi segni di quello che viene chiamato dai più "progresso".

Sono un fisioterapista e terapista occupazionale, il doppio titolo conseguito negli anni degli studi universitari mi ha permesso di poter partecipare al progetto di OVCI presso il Centro di Riabilitazione Usratuna.

Il focus del mio lavoro a Juba è stato il training on the job (la formazione sul campo) delle terapisti occupazionali e l’insegnamento di terapia occupazionale alle studentesse ed agli studenti del quarto anno del Corso di Laurea in Scienze Riabilitative al St. Mary’s College.

IMG20230802112005L’intera avventura - perché di questo si tratta, essendo stato un caso straordinario ed inaspettato; infatti, mai sino ad ora mi era capitato di ricoprire il ruolo di professore e formatore - è stata una meravigliosa scoperta, non solo della realtà sud sudanese ma anche di me stesso.

IMG20230728112616Per quanto concerne la formazione delle terapiste in loco, Florence e Virgina, si è basata su un continuo confronto dei casi clinici in carico al servizio di Terapia Occupazionale. Prima, durante e dopo le sedute riabilitative sono state condivise le modalità di trattamento, stimolando le terapiste al ragionamento critico e basato sul problem solving.

Oltre al trattamento dei pazienti pediatrici, abbiamo fornito sostegno ai loro familiari e caregiver. A tal proposito, una nota molto positiva è la presenza presso il Centro di un gruppo di supporto per parenti di bambini con diagnosi di autismo.

Il gruppo ha un fine di mutuo aiuto. La Terapia Occupazionale pianifica gli incontri - in base alla disponibilità delle famiglie - ed il macro argomento che verrà trattato durante la seduta è figura chiave all’interno del processo di formazione e sostegno non solo riabilitativo, ma anche affettivo e morale. Perno centrale di tutto sono comunque i familiari che, riportando il loro vissuto, mettono sul piatto le loro sicurezze e fragilità, esperienze quotidiane da cui nasce il confronto con gli altri. L’esperienza di uno può aiutare l'altro, e viceversa.

Accanto a queste attività, in due occasioni ho seguito sul campo Florence alla Kator Education School. Qui la Terapia Occupazionale svolge attività riabilitativa all'interno delle strutture della scuola per bambini e bambine che avrebbero altrimenti difficoltà a recarsi presso il Centro Usratuna.

Accanto al training on the job delle terapiste, sono stato insegnante di Terapia Occupazionale presso il St. Mary’s College. Perciò, ho avuto la fortuna di poter ricoprire un ruolo non solo formativo ma anche educativo. Il rapporto con le studentesse e gli studenti si è creato pian piano con il passare dei giorni, come è naturale che sia, ed è stato gratificante poter osservare un incremento della partecipazione da parte di tutte e tutti.

L'attività di docenza mi ha arricchito umanamente e professionalmente ed è stata sicuramente la parte più stimolante dell’intero progetto.

Infine, ho potuto osservare come l’attività delle terapiste occupazionali si intrecci perfettamente con quella dei fisioterapisti e delle fisioterapiste, inserendosi all'interno di un quadro costituito da un’equipe multidisciplinare ben strutturata, che prevede la presenza di altre figure professionali quali logopedisti, assistenti sociali, tecnici ortopedici.

Guardare ed ascoltare: è sempre questione di attimi.

Roberto Tonelli, fisioterapista e terapista occupazionale

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