I cambiamenti climatici si fanno sentire ovunque e ovunque ci sono problemi più o meno gravi a causa di questi. Chi li vive è preso dai propri problemi, grandi o piccoli che siano, e ne è coinvolto.
Anch’io sto vivendo un periodo di caldo eccezionale a Juba e mi lamento per il phon che ti sembra di avere puntato sulle spalle, per il sudore che ti appiccica i vestiti, per la fatica che si fa sentire a sera, ma in realtà ho tutti i comfort: posso bere litri di acqua fresca e alimentarmi adeguatamente, posso lavarmi finché voglio, posso riposare in un letto pulito, posso stare a favore di ventilatore, posso muovermi con l’auto (qualche volta anche con l’aria condizionata).
Sono le persone che incontriamo ogni giorno, operatori locali, bambini con le loro mamme, pazienti del dispensario, studenti dell’università, che non hanno tutte queste comodità.
Qualche giorno fa il ministero dell’ambiente ha emanato delle raccomandazioni alla popolazione, vista l’ondata eccezionale di calore attuale (più di 40 gradi) e prevista in aumento fino oltre i 45 e da lunedì le scuole saranno chiuse per evitare che, nelle classi sovraffollate (80 studenti per classe), i bambini stiano male come sta succedendo da giorni.
Il ministero ha consigliato di stare in casa, ma ora le case non sono più i tukul con il tetto di paglia, sono poco più che baracche con pareti e tetto di lamiera. Ha raccomandato di non muoversi nelle ore calde, in effetti per andare al lavoro le persone escono molto presto al mattino, ma quando devono tornare, spesso a piedi, non possono evitare il sole che picchia forte fino al tramonto. Ha consigliato di recarsi in luoghi freschi e con l’aria condizionata, ma dove può andare la gente povera? Nei bar o nei supermarket che, per distanza dalle abitazioni e per prezzi proibitivi sono fuori dalla portata della stragrande maggioranza della gente? Ha suggerito infine un’alimentazione sana e leggera e un’accurata idratazione, ma come faranno se ancora l’acqua va attinta al pozzo o comprata dai camion che trasportano la sporca acqua del Nilo? Come faranno a mangiare “sano” se il costo degli alimentari è raddoppiato (RA-DDO-PPIA-TO!) nell’ultima settimana?
Quante domande, quante perplessità, quanta povertà, quante disparità…
Eppure le persone continuano a frequentare Usratuna, qui non trovano aria condizionata, ma almeno tettoie ombreggiate, acqua, ventilatori nelle stanze, un bicchiere di latte per i bambini, trovano operatori sanitari che le cura, trovano medicinali, trovano attenzione e accoglienza.
Forse tutto questo attenua la sventura di un caldo eccezionale e la preoccupazione per la siccità che ne conseguirà, forse c’è ancora un po’ di spazio per la speranza. Forse…
Certamente da parte mia, mai più una lamentela per il caldo.
Silvana Betto, esperta tecnica e Consigliera OVCI temporaneamente Rappresentante Paese in Sud Sudan