Oggi è il giorno in cui compiamo il primo atto fisico che ci avvicina in modo decisivo alla partenza. Finora, a causa della pandemia, la formazione si è svolta online, la compilazione e la firma dei vari documenti sono avvenute con scambi di mail e riunioni da remoto, e anche le persone con cui condivideremo questa esperienza - dai compagni di viaggio alle varie figure che avremo come riferimento qui in Italia - sono state un'immagine e una voce mediate da un dispositivo digitale.

Oggi, invece, si sale su un treno, si va in un consolato e finalmente si prende in mano il visto che abbiamo tanto desiderato. Ma soprattutto, si incontrano le due persone con cui neanche immaginiamo ciò che ci troveremo a vivere nei prossimi dieci mesi.

Ci si presenta con un abbraccio, ed è subito un fiume in piena di parole. Ci si racconta un po' di sé, di cosa mettere in valigia e di cosa pensiamo ci aspetti una volta arrivati in Ecuador. C'è trepidazione nell'aria, l'ansia di dimenticare qualcosa da portare, e a questo proposito ovviamente ci si sofferma un attimo ad affrontare la questione “cibo”: chi porta la moka? E l'olio d'oliva? Qualcuno è intransigente sulla necessità di portare due cose da spiluccare nei momenti di sconforto: il formaggio Grana e la Nutella.

I luoghi da visitare che abbiamo individuato sembrano poterci tenere impegnati nei nostri weekend di più o meno tutto l'anno, senza contare che certamente ne spunteranno fuori molti altri su consiglio della gente del posto, ed è singolare trovarsi già complici e sulla stessa lunghezza d'onda nel programmare mentalmente viaggetti qua e là. Le premesse sembrano nel complesso decisamente promettenti!1

Com'è normale che sia, emergono anche alcune paure riguardo all'ambientarsi in un Paese dalla cultura molto distante da quella di appartenenza, alla nostra sicurezza personale, all'abituarsi a un clima e ad una routine giornaliera nuovi e sfidanti, all'effetto che ci farà cambiare radicalmente il contesto, le modalità e i destinatari del nostro lavoro. Sappiamo che inizialmente sarà un vero e proprio shock, e siamo anche abbastanza curiosi di scoprirci nell'affrontare questa sfida.

Neanche il tempo di un pranzo che già si vola, ognuno nella sua direzione, a collegarsi per un incontro con l'ambasciatrice italiana in Ecuador: siamo, ogni minuto che passa, più vicini a varcare il confine con il Paese che sarà la nostra casa per quasi un anno!

Sara, Marco e Massimo, Servizio Civilisti in partenza per Esmeraldas, Ecuador

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