In questo articolo racconto, più che di una compagna di lavoro, di un’amica conosciuta qui in Ecuador: sono bastati solamente 4 mesi, in cui abbiamo trascorso molto tempo insieme, per creare un solido rapporto tra noi.

Si chiamava Karen Libeth Crespo Betancourt e la prima volta che la vidi era in piedi alla fermata del bus vicino a casa e noi, arrivati da pochissimi giorni e ancora impauriti da questo nuovo “mondo”, sapevamo che all’ora prestabilita l’avremmo incontrata in quella posizione, ma nessuno di noi ne conosceva l’aspetto. Ci avevano però detto di non preoccuparci che si sarebbe sicuramente fatta notare e così è stato: nonostante la piccola statura spiccava tra la gente saltando e agitando le braccia per farsi individuare. Quel giorno era uno dei primi in cui prendevamo il bus e quindi è stata lei a darci gli iniziali utili suggerimenti e le informazioni sulla mobilità in Ecuador. 2Fin da subito mi ha travolto l’energia che metteva in tutto quello che faceva, dalla cosa più semplice come l’aiutarci nell’orientamento dei primi viaggi, fino alle situazioni più complicate in ambito lavorativo e non.

Karen lavorava nel cantone di Muisne a 2 ore abbondanti di viaggio da Esmeraldas. Muisne è un’isola a sud della provincia di Esmeraldas, devastata nel 2016 da un forte terremoto di magnitudo 7.8, in cui territorio e popolazione sono ancora in fase di riassestamento. In seguito a quell’evento OVCI ha deciso di integrare questo cantone, che era l’unico fino a quel momento che non rientrava nei progetti, in quanto le persone con disabilità di questo territorio erano in condizione di isolamento estremo.

Sto scrivendo di questa preziosa donna in quanto ci ha purtroppo lasciati a 38 anni dopo aver contratto la Dengue e il Covid, in modo congiunto. Sono passate circa 3 settimane, ma tutti i colleghi in OVCI e le persone che l’hanno anche solo conosciuta faticano a realizzarlo, perché è successo in modo così improvviso e inaspettato.

Di conseguenza mi piace l’idea di poterla raccontare attraverso piccole immagini dei momenti condivisi con lei e della passione che metteva al lavoro.

Mi considero davvero molto fortunato perché nei mesi di ottobre e novembre tutti i mercoledì sono andato con lei a Muisne, in quanto il pomeriggio era prevista una formazione a distanza dall’Italia e rivolta ai vari ospedali della provincia e io in qualità di servizio civilista italiano potevo risultare utile per gestire le domande e eventuali problemi di traduzione. Le mattine le ho invece trascorse accompagnando le promotrici o i professionisti nelle loro visite domiciliari.

Karen era educatrice ed ho appreso tanto a livello lavorativo, Ciò che mi piace sottolineare del suo lavoro era la costante energia, solidarietà e soprattutto il sorriso contagioso che rendeva di buon umore chiunque attorno a lei e che trasformava anche le situazioni più difficili in “normale amministrazione”.

1Una mattina l’ho accompagnata a Cabo de San Francisco a visitare molte donne che partecipano ai progetti di microimpresa di OVCI, le quali sono aiutate e accompagnate per raggiungere un’autonomia lavorativa e quindi economica. Mi ha davvero impressionato come Karen tenesse a ognuna di loro e cercasse qualsiasi soluzione possibile, quasi come fosse una questione personale, quasi come fossero parenti o amici. Nel tempo i beneficiari hanno creato naturalmente uno strettissimo rapporto affettivo con lei, per il modo e la disponibilità con cui si relazionava sempre col prossimo, chiunque esso fosse.

Non posso sicuramente giudicare gli eventi che hanno portato a questo tragico epilogo perché non ne ho né la conoscenza né i mezzi, però posso affermare che la condizione della sanità pubblica in Ecuador, soprattutto nella provincia in cui viviamo, non sono ottimali, si nota infatti una grave mancanza di ospedali attrezzati per le criticità, di strumentazione e soprattutto mancanza di personale specializzato. Percepisco inoltre un forte sentimento di sfiducia da parte della gente nei confronti delle istituzioni sanitarie. La persona malata tende a curarsi in modo autonomo, con metodiche naturali e della tradizione locale, spesso con scarsi risultati.

È un paese che sta provando a crescere sotto tanti aspetti, ma purtroppo c’è ancora tantissimo da fare. Sono convinto che il lavoro di sensibilizzazione di OVCI nel territorio e con le istituzioni stia sicuramente aiutando questo processo di crescita, soprattutto dal punto di vista delle conoscenze trasmesse e del sostegno alle persone con disabilità più isolate. Il contributo di Karen per perseguire questo obiettivo è stato, a detta di tutti, sempre molto prezioso.3

Sono ricco di momenti felici e divertenti passati con lei che mi porterò dentro e che ricorderò col sorriso. L’ultima volta che l’ho vista eravamo in pausa pranzo io e lei e mi ha accompagnato in una spiaggia bellissima e isolata. Come spesso faceva voleva farmi vedere le cose più belle, farmi assaggiare i cibi più gustosi, orgogliosa della sua terra. Mi descrisse com’era quella spiaggia prima della pandemia e di come tutte le zone che visitavamo insieme fossero state stravolte da questo maledetto virus. Mi raccontò anche che quel luogo era il suo rifugio sicuro dalla frenesia e dalle mille difficoltà della vita. Siamo stati qualche minuto in silenzio ad ascoltare il rumore delle onde e del vento e ad ammirare l’oceano e il suo orizzonte. Se ripenso a lei in questo momento mi piace ricordarla in quel luogo magico che tanto amava.

Ciao Karen.

Marco Richini, Casco Bianco con OVCI in Ecuador

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