In questo anno così strano e imprevedibile, sono partita per la mia esperienza come coordinatrice del centro di riabilitazione di Khartoum. Era l’8 marzo... sì, proprio quel famoso 8 marzo.
Partire da un aeroporto deserto per arrivare ad un altro stracolmo. Ma per me il lavoro non è mai iniziato davvero: quando stava per finire la mia quarantena il Covid è arrivato anche in Sudan. Quindi torno in Italia, e dopo aver passato mesi chiusa in casa, riparto e penso "Dai questa volta sarà quella buona!". Le motivazioni sono tante, due fra tutte, i tanti progetti ambiziosi della nostra organizzazione e la voglia di incontrare nuovamente tutte le persone conosciute durante la mia prima esperienza qui in Sudan.
Scendi dall’aereo e già si sente nell’aria dove sei. Ho subito pensato "Sono tornata!", non è il caldo, non è il sole, non si può spiegare… ma credo che l’adrenalina e la gran voglia di poter fare tutto ciò che non è stato possibile fare durante la scorsa primavera prende il sopravvento.
Nel viaggio, per quella che sarà la mia casa per i prossimi mesi, lo sguardo si perde tra la gente, tra i colori e tra i rumori, nulla sembra sia cambiato in quella città che, però, non sono riuscita a vivere.
Sono passati solo i primi giorni di lavoro. C’è così tanto da imparare e da fare. La prima cosa che colpisce è l’ospitalità e la disponibilità del popolo Sudanese, quel "Welcome back Gretta" (sempre con la doppia T!) che ti strappa un sorriso e non ha bisogno di altre parole.
Ora non è rimasto che iniziare a darsi da fare.
Voglio condividere un'ultima emozione, che porterò con me per sempre in un angolo del cuore. Giovedì, nella nostra visita all’orfanotrofio, abbiamo assistito all’adozione di una bambina di appena 1 mese... il nuovo inizio di una vita cominciata in un modo cosi sbagliato...
Ecco, quest’emozione si chiama SPERANZA!
Greta Contrasti, TNPEE - Coordinatore Centro di Riabilitazione USRATUNA
