"Non potrò mai leggere tutti i libri che voglio. Non potrò mai vivere tutte le vite che voglio. Non potrò mai imparare a fare tutte le cose che voglio. Perché desidero tutto questo?" questa triste considerazione della poetessa Sylvia Plath per me ha rappresentato una grande spinta.
E' vero, nel mio cuore ci sono desideri diversi, a volte contrastanti, ed è vero che scegliere una strada talvolta implica l'abbandono di un'altra.
La scelta di partire per il Servizio Civile Universale è stata subito chiara dentro di me: un modo per iniziare a vivere vite lontano da me.
Ed eccomi qui in Marocco! La decisione era limpida, cosa mi aspettasse un po'meno.
A parte i bagagli, forse troppi, i sentimenti e i pensieri erano leggeri, pieni di speranza e di positività. Arrivata a Rabat il clima di accoglienza è stato splendido. L'equipe di OVCI con cui lavoro è sempre a disposizione e prende sul serio ogni dubbio, richiesta e proposta. Il confronto è sempre generativo e arricchente, anche quando a confrontarsi sono idee e visioni diverse. Credo che il segreto risieda nell'obiettivo comune: fare del bene e farlo bene!
Il progetto in cui sono inserita riguarda la disabilità a 360°.
I primi beneficiari sono i bambini e le loro famiglie, che con l'aiuto del servizio integrato trovano sostegno, motivazione, esempio. Passo dopo passo, con sforzo e fatica riprendono a sorridere e trovano un posto dove portare gioie e difficoltà con la stessa serenità.
Gli altri beneficiari del nostro progetto sono i professionisti, in quanto la nostra presenza a volte riesce a smuovere la routine e a dare nuovo entusiasmo al lavoro che con amore e premura svolgono ogni giorno.
Infine ci sono io, mi sento la massima beneficiaria del progetto: ho la possibilità di vedere tanti bambini, le loro storie, le loro evoluzioni; le difficoltà delle famiglie, la loro forte determinazione; le conoscenze degli specialisti, guardarli all'opera e lavorare fianco a fianco è una formazione sul campo che l'Università mi ha fatto solo assaporare; lo scambio continuo con una cultura diversa dalla mia, dagli odori e i sapori fino a toccare il profondo di una vita che si muove con ritmi e tempi diversi dai nostri occidentali.on sempre questo confronto è semplice, ma mi riempie di vita. Il diverso apre in me nuovi orizzonti e risalta chi sono. In un mondo dopo l'omologarsi è l'abitudine queste differenze sottolineano la mia unicità ed è sempre più chiaro ciò che per me è essenziale.
Il cambiamento porta con sé tante sfide e difficoltà e il modo in cui le si affronta determina la crescita personale. La difficoltà maggiore che incontro ogni giorno è la lingua, parlando solo il francese è come se avessi un bacino ristretto di persone con le quali entrare in relazione. Siuja sciuja (come si dice in Darija - il dialetto arabo parlato in Marocco, che significa piano piano) imparo un nuovo linguaggio, quello degli occhi e dei sorrisi. Ho incontrato occhi pieni di disperazione che si sono trasformati, ho conosciuto occhi premurosi, e ho incrociato occhi pieni d'amore pronti a donarsi. A volte il nostro lavoro consiste nel fare entrare in relazione questi sguardi che sono spesso isolati.
Sono passati solo tre mesi dall'inizio di quest'esperienza, so che ho molta strada davanti e ne sono entusiasta!
Roberta RIZZO - SCU con OVCI in Marocco