Tra le molte attività che vengono portate avanti con tenacia in Usratuna, centro di riabilitazione per l’età evolutiva, che da 40 anni OVCI sostiene a Juba e che costituisce un punto di riferimento per molte famiglie, vi è l’Officina Ortopedica.
In riabilitazione la disponibilità dell’ausilio adatto al problema della persona è di grande utilità nel percorso di ripristino o mantenimento di abilità funzionali alla vita quotidiana, al lavoro, all’inserimento sociale. Nella realtà di Juba, un ausilio può fare una differenza sostanziale nella qualità di vita di un bambino con disabilità motoria. Avere una seggiola adatta, che sostiene testa e tronco, per un bambino che altrimenti non potrebbe star seduto in autonomia, gli permette di non restare tutto il giorno sdraiato su una stuoia (e dimenticato), gli permette di vedere ciò che succede intorno a sé, gli dà la possibilità di utilizzare le mani sul piccolo tavolino che ha incorporato alla sedia, gli permette di essere considerato una persona e non un “fagottino” da appoggiare in un angolo.
Questo è solo un piccolo esempio, ma spiega il senso che hanno gli ausili che si producono da molti anni e non senza difficoltà nell’officina ortopedica. È in questo servizio, che ho visto evolvere negli anni, che mi sembra ora di cogliere un guizzo nuovo. Anni fa l’officina ortopedica era situata in un locale non molto ampio ma con buona attrezzatura e i due “tecnici”, che erano stati formati sul campo, riuscivano a produrre alcuni ausili un po’ grezzi, ma discretamente funzionali. Il problema però era l’organizzazione: i tempi di consegna lunghissimi, la produttività relativa, le modifiche per la personalizzazione dell’ausilio difficili da ottenere… I due si trascinavano stancamente e la motivazione al lavoro lasciava a desiderare.
Negli anni, grazie anche ad un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, è stata costruita una nuova officina ortopedica, è stata rinnovata l’attrezzatura, si è aumentato il numero dei lavoratori, che sono stati continuamente formati, si sono susseguiti vari Capi Progetto che hanno cercato di implementare la produzione e migliorare la qualità degli ausili e di dar ordine al processo lavorativo. L’andamento lento, l’interesse relativo e lo scarso riconoscimento del ruolo dei coordinatori del servizio erano però ancora tangibili.
Non c’è stata una svolta improvvisa, ma a poco a poco la situazione sta cambiando. Due anni fa Bibiana, giovane fisioterapista da poco laureata al nostro corso di laurea del Saint Mary’s College, è stata incaricata (come altri prima di lei) di occuparsi della consegna degli ausili ai bambini. Ha cominciato ad entrare in punta di piedi in Officina Ortopedica e a fare il proprio lavoro, bene, attenta ad adattare l’ausilio alle necessità del bambino. Credo che sia riuscita a trasmettere da subito un rispetto della professionalità di ciascuno, ottenendo in cambio autorevolezza e riconoscimento.
Pian piano ha concordato anche alcune modifiche organizzative, prima per la consegna degli ausili poi per la qualità poi per la produzione. I tecnici “storici”, che avevano snobbato fior fiore di Capi Progetto e di coordinatori locali, le riconoscono competenza e tatto, tanto da accettarla, a gennaio scorso, come coordinatrice!
Una giovane donna, a pochi anni dalla laurea, mamma, con modi educati, si sta facendo valere in un ambito tecnico, produttivo, maschile e sta facendo leva sul rispetto e la professionalità messa al servizio dei piccoli pazienti e delle loro famiglie. C’è ancora molto lavoro che l’aspetta, ma la tenacia, insieme a una dose di umiltà e a un bel sorriso, non le mancano affatto.
Silvana Betto, esperta tecnica e Consigliera, temporaneamente Rappresentante Paese a Juba
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NEL CUORE DELLA RIABILITAZIONE
